Plank: esercizio per il core, benefici, tecnica corretta ed errori da evitare

Autore: Redazione
22 Dicembre 2025
esercizio plank come farlo correttamente, tutti i benefici che determina, quali i muscoli che coinvolge e gli errori da evitare per farlo bene

Nel panorama dell’allenamento funzionale, il plank è un esercizio che occupa da anni una posizione di rilievo. Nonostante la sua apparente semplicità, si tratta di un esercizio che richiede controllo motorio, consapevolezza posturale e una corretta gestione delle tensioni muscolari.

Il plank viene spesso sottovalutato perché statico, ma in realtà rappresenta un potente strumento per sviluppare stabilità del tronco, resistenza muscolare e capacità di mantenere un allineamento corretto. Proprio per questo è utilizzato sia nella preparazione atletica sia nei percorsi di ricondizionamento e prevenzione.

Analizziamo come eseguire correttamente il plank, quali distretti muscolari vengono attivati, quali benefici offre e quali errori tecnici possono comprometterne l’efficacia.

Tecnica di esecuzione: perché il plank non è un esercizio “facile”

Il plank non prevede movimento visibile, ma questo non significa che sia semplice da eseguire correttamente. Al contrario, la qualità dell’esercizio dipende interamente dalla capacità di mantenere un allineamento ottimale e una tensione attiva lungo tutta la catena cinetica.

Impostazione iniziale

La posizione di partenza prevede il corpo a contatto con il suolo in posizione prona. Gli avambracci sono appoggiati a terra, con i gomiti posizionati verticalmente sotto le spalle, mentre i piedi sono in appoggio sulle punte.

Questa configurazione crea una base stabile da cui partire, ma non garantisce di per sé una buona esecuzione: il lavoro reale inizia nel momento in cui il corpo viene sollevato.

Fase di tenuta

Una volta sollevato il corpo, l’obiettivo è mantenere una linea continua dalla testa ai talloni, evitando cedimenti o compensi. L’attivazione volontaria di addominali, glutei e muscoli delle cosce è fondamentale per stabilizzare bacino e colonna.

Lo sguardo resta rivolto verso il basso per non alterare l’allineamento cervicale, mentre la respirazione deve rimanere fluida e controllata: trattenere il respiro è uno degli errori più comuni.

Quanto tempo mantenere il plank

La durata del plank non è un valore assoluto, ma va adattata al livello di allenamento e alla qualità della tecnica.

  • Livello base: brevi tenute, indicativamente tra 20 e 30 secondi, sono sufficienti per apprendere il corretto schema motorio.
  • Livello intermedio: si può arrivare a 45–60 secondi mantenendo un controllo costante della postura.
  • Livello avanzato: tempi superiori al minuto sono possibili solo se l’allineamento resta impeccabile; in caso contrario, prolungare la tenuta perde significato allenante.

Muscoli coinvolti nel plank: molto più di un esercizio per “gli addominali”

Il plank viene spesso associato esclusivamente agli addominali, ma in realtà coinvolge un ampio numero di gruppi muscolari. Si tratta di un esercizio multiarticolare, paragonabile per logica funzionale ad altri fondamentali come lo stacco da terra, seppur con finalità diverse.

Durante l’esecuzione lavorano in sinergia:

  • la muscolatura addominale superficiale e profonda (retto, trasverso, obliqui),
  • i glutei, con un ruolo chiave nella stabilizzazione del bacino,
  • i quadricipiti, che contribuiscono al mantenimento della linea corporea,
  • i muscoli lombari,
  • il cingolo scapolare, in particolare spalle e trapezi.

È proprio questa attivazione globale a rendere il plank un esercizio efficace per migliorare la stabilità funzionale.

A cosa serve l’esercizio plank nell’allenamento

Inserire il plank in un programma di allenamento consente di lavorare su diversi aspetti fondamentali:

  • sviluppo di un core più forte e reattivo,
  • miglioramento della postura e del controllo del tronco,
  • supporto alla prevenzione di fastidi lombari,
  • incremento dell’equilibrio e della coordinazione in modo indiretto,
  • aumento della resistenza muscolare,
  • ottimizzazione del lavoro su più catene muscolari con un unico esercizio.

Per questo motivo il plank è spesso utilizzato come esercizio di base, complemento o alla fine dell’allenamento, a seconda del contesto.

Errori tecnici e situazioni a rischio

Come per qualsiasi esercizio, anche il plank può diventare inefficace o addirittura controproducente se eseguito in modo scorretto. I problemi più frequenti derivano da un controllo insufficiente del bacino e della colonna.

Tra gli errori più comuni troviamo:

  • bacino troppo alto o eccessivamente basso,
  • spalle che salgono verso le orecchie,
  • estensione cervicale con sguardo in avanti,
  • apnea durante la tenuta,
  • tempi di esecuzione eccessivi rispetto alle capacità reali.

Inoltre, si deve valutare con attenzione l’esercizio in presenza di problematiche lombari acute, ernie non trattate o debolezza del pavimento pelvico, situazioni nelle quali è opportuno un adattamento o una supervisione qualificata.

Il ruolo del Personal Trainer per rendere efficace il plank

Il plank è, come evidenziato dai molteplici possibili errori, un esercizio semplice solo in apparenza. Come nel caso degli esercizi Gold Standard ISSA, correttamente eseguito favorisce un allenamento efficace, altrimenti rischia di determinare disagi. Il plank, dunque, se eseguito con consapevolezza e inserito correttamente in un programma di allenamento, può offrire benefici significativi in termini di forza, stabilità e controllo posturale.

Affidarsi a un professionista qualificato permette di trasformare un esercizio spesso banalizzato in uno strumento realmente efficace, capace di migliorare la qualità del movimento e la performance nel lungo periodo.

FAQ – Domande frequenti sull’esercizio Plank

Quanti minuti di plank al giorno sono sufficienti?

In genere bastano pochi minuti complessivi, suddivisi in più serie, per ottenere benefici, a patto che la tecnica sia corretta.

Il plank aiuta a far dimagrire la pancia?

Non è un esercizio dimagrante in senso diretto, ma contribuisce ad aumentare il dispendio energetico e a migliorare l’efficienza degli allenamenti.

Meglio plank sugli avambracci o a braccia tese?

Entrambe le versioni sono valide: la prima offre maggiore stabilità, la seconda richiede un maggiore coinvolgimento del cingolo scapolare.

Il plank può causare mal di schiena?

Solo se eseguito in modo scorretto o senza tenere conto di eventuali condizioni preesistenti.

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