Invecchiamento: perché allenare la potenza negli anziani
- cristina.mazzani
2 Giugno 2025
02L’invecchiamento, anche in assenza di patologie croniche, è associato con numerose modificazioni del sistema neuromuscoloscheletrico.
Laddove si stimi che la riduzione di massa muscolare si attesti intorno all’1% per anno, il declino della forza e della potenza (prodotto di forza per velocità) muscolare è maggiore e più rapido e condiziona in modo significativo la capacità di affrontare con successo le attività del vivere quotidiano negli adulti anziani.
La perdita di potenza e di forza, inoltre, espone queste persone a una maggiore probabilità di disabilità, cadute. Determina in generale fragilità, con un alto rischio di ospedalizzazione e di mortalità.
Pertanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), in considerazione dell’importanza critica di mettere a punto strategie adeguate a mantenere convenienti livelli di forza e potenza negli adulti anziani, ha prodotto nel 2016 il primo “World report on ageing and health” focalizzato sulla ridefinizione di “invecchiamento in buona salute (healthy ageing)” imperniata sulla nozione di abilità funzionale.
Questa va intesa come combinazione di capacità proprie dell’individuo, caratteristiche ambientali rilevanti e interazione di questi due parametri.
Il riconoscimento dell’importanza del mantenimento/miglioramento della capacità di generare potenza ha dato impulso a nuove linee di ricerca. Esse hanno indagato protocolli di allenamento progressivo della forza (PRT) diversi da quelli tradizionali in cui la velocità di esecuzione era privilegiata rispetto al carico. I risultati indicano che PRT ad elevata velocità sono più efficaci dei tradizionali PRT a bassa velocità nel miglioramento della potenza. A oggi, però, i meccanismi alla base restano ancora non del tutto chiariti.
Il comportamento dei motoneuroni
Quando il SNC ha bisogno di forza e velocità massimali, i motoneuroni scaricano a frequenze che sono significativamente maggiori rispetto a quelle utilizzate durante contrazioni a forza costante.
In particolare, quando si cerchi la massima velocità di produzione della forza, il drive neurale al muscolo è particolarmente pronunciato durante la fase di ritardo elettromeccanico, manifestazione dell’ingresso corticale ai motoneuroni senza feedback afferente. Durante queste contrazioni esplosive – balistiche – i motoneuroni sono reclutati prima della salita della forza. Non è tuttavia ancora chiaro se ciò sia determinato da caratteristiche proprie delle unità motorie.
La domanda è: nella nostra specie, i movimenti sono rapidi tanto quanto i nostri motoneuroni?
E se così fosse, quanto riusciremmo a recuperare con l’allenamento nelle persone anziane?
Sono gli interrogativi da cui partirà Francesco Felici, Ordinario Fisiologia umana - Laboratorio di Fisiologia dell’Esercizio Università degli Studi di Roma Foro Italico. Egli è l'autore di questo Abstract della propria relazione alla Convention ISSA 2025.