25.02.2025
Sarcopenia cos’è: dai sintomi iniziali ai test per valutarla
L’invecchiamento comporta un progressivo declino della massa muscolare scheletrica, un fenomeno che porta a una spirale negativa in cui la diminuzione della forza e della funzionalità si accompagna all’insorgenza di problematiche tipiche delle “Geriatric syndromes” – come delirio, cadute e incontinenza. Si tratta di una condizione che, evidentemente, compromette la qualità della vita e aumenta il rischio di disabilità fisica nell’anziano. In questo contesto, la sarcopenia ha un significato e un ruolo ben definiti.
L’European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWGSOP) raccomanda di non sottovalutare questo problema sin dai primi sintomi. Suggerisce, dunque, di verificare contemporaneamente la riduzione sia della massa muscolare che della forza, poiché la presenza isolata di uno di questi elementi può essere indicativa di altre patologie.
Le cause della sarcopenia
Diverse cause possono contribuire al declino muscolare. Tra queste le principali sono:
- l’invecchiamento,
- una dieta non ottimale,
- il riposo insufficiente,
- uno stile di vita sedentario,
- la presenza di malattie croniche e
- l’uso di determinati farmaci.
I meccanismi alla base includono:
- alterazioni nella sintesi proteica,
- un incremento della proteinolisi,
- una compromessa integrità del sistema neuromuscolare e
- un aumento del contenuto di grasso nel muscolo.
Questi fattori spaziano da aspetti endocrini a condizioni neurodegenerative, evidenziando persino problematiche osservabili nell’ambito del personal training.
Alimentazione, inattività e disfunzioni mitocondriali
Una nutrizione inadeguata e l’inattività fisica sono tra i fattori più comuni riscontrati, contribuendo in modo determinante al declino muscolare.
Inoltre, le disfunzioni mitocondriali, spesso trascurate in ambito clinico, giocano un ruolo fondamentale. Alcuni studiosi hanno evidenziato che il funzionamento dei mitocondri dipende dai cicli di allungamento della membrana mitocondriale, strettamente collegata all’integrina della membrana citoplasmatica. La qualità della matrice extracellulare, influenzata dall’idratazione, regola l’ampiezza dello stiramento e, di conseguenza, la capacità di generare ATP.
Uno stimolo variabile, diversamente da uno monotono, favorisce la meccanotrasduzione, potenziando la biogenesi e l’attività cellulare. Una diminuzione dell’energia disponibile risulta, invece, una delle cause della sarcopenia.
I sintomi iniziali della sarcopenia
I sintomi iniziali della sarcopenia comprendono:
- una costante debolezza,
- perdita di resistenza,
- equilibrio compromesso,
- cadute frequenti e
- un’andatura rallentata.
Questi segnali compromettono l’autonomia nella gestione delle attività quotidiane e, aggravandosi, innescano un circolo vizioso di sedentarietà.
In particolare, negli anziani si evidenzia una riduzione del range of motion (ROM) e una stereotipia nei movimenti, in cui la complessità dei gesti si trasforma in schemi monotoni.
Esempi di conseguenze sull’invecchiamento
La sarcopenia non incide solo sulla forza muscolare, ma può compromettere anche funzioni non direttamente legate al movimento. Per esempio, la “disfagia sarcopenica” rappresenta un disturbo della deglutizione che, in età avanzata, può dare origine a una serie di complicazioni. Le modificazioni nell’elasticità tessutale, l’anatomia del capo e le disfunzioni sensoriali richiedono specifici interventi riabilitativi e diete personalizzate.
È interessante notare come programmi di resistenza per gli arti inferiori, abbinati a esercizi per la lingua e la deglutizione, abbiano prodotto benefici importanti per la disfagia.
Inoltre, si riscontra un’alta incidenza di problematiche all’articolazione temporo-mandibolare (ATM) negli anziani oltre i 65 anni, con una prevalenza del 63,3%.
L’obesità sarcopenica e le sue ripercussioni
La combinazione di sarcopenia e obesità, definita “obesità sarcopenica”, rappresenta una condizione particolarmente pericolosa, in quanto porta a disabilità cronica e richiede la gestione di numerose comorbidità.
In soggetti farmacologicamente stabili, l’approccio terapeutico ideale prevede un programma di esercizi di forza integrato a una dieta equilibrata.
Test per la sarcopenia
Una corretta valutazione della sarcopenia prevede l’utilizzo di diversi test e tecniche, che esaminano massa, forza e performance fisica.
Metodologie di valutazione della massa muscolare
Le metodiche per misurare la massa muscolare spaziano dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica alla DXA (assorbimetria a raggi X a doppia energia), che analizza la densità ossea e il grado di mineralizzazione.
Un test economico e ampiamente utilizzato dai personal trainer è la BIA (analisi della bioimpedenza), che, in condizioni standard, è stata validata per oltre 10 anni e risulta correlata alle stime della massa muscolare.
Misurazione della forza
Il test dell’impugnatura è uno dei metodi più diffusi per valutare la forza muscolare. Una riduzione nella forza di presa è un indicatore clinico di bassa mobilità e di esiti avversi legati alla diminuzione della massa muscolare.
Un ulteriore approccio consiste nel test di flessione-estensione del ginocchio, eseguito in modalità isometrica o isocinetica – tipicamente misurando la forza applicata alla caviglia mentre il soggetto è seduto con il ginocchio a 90°, benché questo richieda attrezzature specifiche e sia più adatto alla ricerca. La forza isometrica misurata con questo test è fortemente correlata alla potenza degli arti inferiori, alla coppia di estensione del ginocchio e alla sezione trasversale del polpaccio.
Infine, la misura del Picco di Flusso Espiratorio (PEF) può offrire un’indicazione della forza dei muscoli respiratori in soggetti senza patologie polmonari. Tuttavia, essendo il suo utilizzo isolato limitato, è consigliabile associarlo ad altri test.
Sarcopenia e test della velocità di andatura e performance fisica
Numerosi test di prestazione fisica valutano la velocità di andatura e la performance. Strumenti come la Short Physical Performance Battery (SPPB), il cammino di 6 minuti e il test della potenza per la salita delle scale analizzano equilibrio, andatura, forza e resistenza.
Il test “Timed Get-Up-and-Go” (TGUG) quantifica il tempo per alzarsi da una sedia, camminare una breve distanza, girarsi e sedersi nuovamente, valutando l’equilibrio dinamico su una scala di cinque punti (32).
Inoltre, il test di potenza per scalata (SCPT) è stato proposto per misurare la riduzione della potenza degli arti inferiori, risultando utile in contesti di ricerca.
Sarcopenia come contrastarla
L’obiettivo nella gestione della sarcopenia è migliorare la funzione muscolare, innescando un circolo virtuoso di attivazione metabolico-ormonale.
Nonostante le preoccupazioni relative all’allenamento con carichi elevati, soprattutto in presenza di artrosi, osteopenia o discopatie, una valutazione specialistica e funzionale permette di strutturare un programma sicuro.
Nei pazienti sarcopenici, la riduzione della forza muscolare a livello della colonna vertebrale e del tronco può portare a disallineamenti (come rotazioni vertebrali, scoliosi lombare e tilt pelvico posteriore), degenerazione della struttura vertebrale e un aumento del dolore lombare.
Inoltre, la sindrome della “caduta della testa” nelle donne anziane, caratterizzata da una marcata flessione cervicale, è correlata a una riduzione significativa della massa muscolare del collo e degli arti superiori.
Strategie specifiche
Per contrastare la sarcopenia, un approccio terapeutico integrato risulta fondamentale.
Sul fronte dell’esercizio fisico, vengono proposti protocolli specifici che includono allenamenti di forza mirati, esercizi funzionali e sessioni di stretching, studiati per migliorare sia la massa muscolare che la coordinazione. Questi programmi, adattati alle esigenze dell’anziano, si basano su evidenze scientifiche che ne attestano l’efficacia nel rallentare il declino muscolare.
Parallelamente, le raccomandazioni nutrizionali giocano un ruolo chiave. Un apporto proteico ottimale, supportato dall’integrazione di aminoacidi essenziali (come la leucina) e dalla corretta assunzione di vitamina D, è essenziale per favorire la sintesi proteica e il recupero muscolare.
Inoltre, in ambito farmacologico sono in corso studi su agenti innovativi, come gli inibitori della miostatina, che mirano a modulare i processi catabolici. Pur essendo ancora in fase sperimentale, queste terapie potrebbero, in futuro, integrarsi nei protocolli di trattamento.
L’approccio multidisciplinare, che coinvolge fisioterapisti, nutrizionisti, geriatri e, in alcuni casi, farmacologi, permette di personalizzare gli interventi e massimizzare i benefici terapeutici.
Impatto socio-economico
Le stime internazionali indicano che l’incidenza della sarcopenia varia dal 5% al 13% nelle persone tra i 60 e i 70 anni, salendo fino al 50% negli over 80.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce la sarcopenia come una delle principali cause di perdita di indipendenza negli anziani e un fattore di rischio per lo sviluppo di ulteriori patologie in età avanzata.
In Italia, studi hanno rilevato una prevalenza del 2,6% nelle donne e 1,2% negli uomini nella fascia 70–74 anni, percentuali che aumentano fino al 31,6% e al 17,4% rispettivamente in soggetti oltre gli 80 anni.
L’impatto della sarcopenia va ben oltre gli aspetti clinici, influenzando significativamente il tessuto socio-economico della società.
Costi diretti e indiretti e cosa fare
I costi diretti, legati a ospedalizzazioni, trattamenti riabilitativi e visite specialistiche, si accompagnano a quelli indiretti, quali la perdita di autonomia e la conseguente necessità di assistenza familiare o istituzionale.
Questa condizione comporta, infatti, una riduzione della qualità della vita degli anziani, con ripercussioni sulla loro indipendenza e un aumento del carico assistenziale per i familiari.
Dal punto di vista della salute pubblica, l’aumento della prevalenza della sarcopenia in una popolazione sempre più anziana genera una pressione crescente sui sistemi sanitari, richiedendo investimenti mirati in programmi di prevenzione e intervento precoce.
Politiche di sensibilizzazione, accompagnate da investimenti in iniziative che promuovano l’attività fisica e una corretta alimentazione, potrebbero contribuire a ridurre il peso economico e sociale di questa condizione.
In pratica, è importante sottolineare la necessità di promuovere una campagna che ponga il “buon movimento” al centro delle abitudini quotidiane, non solo per i giovani, ma soprattutto per la terza età.