28.07.2025
Esercizio fisico e tempo: perché la percezione conta (più di quanto credi)
Quante volte ti è capitato di sentire un cliente dire “ma sono passati solo 5 minuti?” quando in realtà la sessione era appena iniziata? Oppure osservare chi, durante l’allenamento, continua a controllare l’orologio con crescente insofferenza? La sensazione che il tempo si dilati durante l’attività fisica non è soggettiva. Tale sensazione in merito a esercizio fisico e tempo trascorso è stata confermata da uno studio scientifico che aiuta a comprendere meglio cosa accade e come intervenire, da professionisti, per rendere ogni minuto più sostenibile.
Lo studio: esercizio fisico, mente e percezione del tempo
Un team di ricercatori olandesi e britannici ha analizzato il legame tra esercizio fisico e tempo percepito, coinvolgendo 33 adulti fisicamente attivi. Ogni partecipante ha completato tre sessioni di ciclismo indoor da 4 km, in tre condizioni differenti:
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in solitaria;
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in compagnia di un avatar passivo (presenza virtuale);
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in competizione con un avatar attivo.
Durante ciascuna prova, ai soggetti veniva chiesto di stimare un intervallo temporale di 30 secondi in vari momenti dell’esercizio. Il risultato? Il tempo veniva sistematicamente sovrastimato: in media del 9%. In altre parole, i 30 secondi sembravano molti di più.
Né la fatica percepita né la presenza di altri influenzavano questa alterazione: “è l’esercizio stesso – dicono gli autori – a rallentare l’orologio interno”.
Perché accade: il corpo accelera, la mente rallenta
Durante l’allenamento, l’attenzione tende a concentrarsi su segnali interni intensi (per esempio, respiro accelerato, tensioni muscolari, sudorazione) che distolgono dal fluire naturale del tempo. Il cervello riceve molti input da gestire, ma pochi stimoli esterni “narrativi” che aiutino a scandire il ritmo. Così, 30 minuti possono sembrarne 60.
Se non affrontata, questa distorsione può contribuire a percezioni negative, come noia, frustrazione o sovraccarico, che minano la motivazione e aumentano il rischio di abbandono.
Il ruolo chiave del personal trainer: aiutare a vivere meglio il tempo dell’allenamento
Per istruttori e personal trainer, essere consapevoli di questo fenomeno è fondamentale. Se il tempo sembra rallentare, ma l’allenamento è ben costruito, può diventare coinvolgente, dinamico e persino piacevole. La progettazione delle sessioni deve quindi includere anche elementi mentali ed emotivi, non solo fisici.
Strategie pratiche per ridurre la percezione di lentezza
Ecco alcune tecniche suggerite dalla psicologia dello sport per alleggerire il peso del tempo durante l’allenamento:
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stimoli esterni: musica, podcast, playlist ritmate creano una cornice più fluida e meno monotona;
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allenamento in compagnia: allenarsi in gruppo o a coppie sposta il focus dalla fatica all’interazione;
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obiettivi brevi e segmentati: dividere la sessione in blocchi (es. 3×10 minuti) aiuta a “vedere” il traguardo;
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variazioni frequenti: cambiare esercizi, intensità o ambiente (indoor/outdoor) previene la noia;
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yisualizzazione: guidare i clienti a immaginare risultati, luoghi o stati positivi durante l’attività migliora il coinvolgimento mentale.
Esercizio fisico e tempo: una costruzione soggettiva
Lo studio conferma che il tempo percepito è una costruzione soggettiva, soprattutto quando il corpo è sotto stress fisico. Capire e gestire questa dinamica è un’abilità preziosa per ogni professionista del movimento. Come spiega Andrew Edwards, psicologo alla Canterbury Christ Church University: “Se il tempo sembra rallentare, gli allenamenti potrebbero sembrare più lunghi e meno piacevoli. Rendere l’esercizio più coinvolgente potrebbe aiutare le persone a perseverare”.
La lezione è chiara: più è coinvolgente l’esperienza, meno si sente il peso del tempo. Un allenamento ben strutturato non solo migliora la forma fisica, ma fa anche “volare” il tempo. E lì, spesso, si gioca la differenza tra chi molla… e chi continua.