Front squat: guida completa alla tecnica e ai vantaggi reali

Autore: Redazione
25 Agosto 2025
front squat i principi di una esecuzione corretta

Il front squat è una delle varianti più efficaci dello squat per il condizionamento muscolare e il miglioramento posturale, soprattutto quando l’obiettivo è l’allenamento della forza funzionale e l’attivazione completa della muscolatura degli arti inferiori.

A differenza di altre esecuzioni, come il back squat (con bilanciere sulle spalle), lo squat frontale costringe a una postura più eretta e a un maggiore coinvolgimento del core e della parte alta del tronco, con benefici anche in termini di controllo motorio e prevenzione degli infortuni.

Front squat o back squat? Una scelta consapevole

Front squat VS back squat. Quale scegliere? Nel contesto della preparazione fisica, specie per discipline dove non esistono legami biomeccanici diretti con il back squat, la variante frontale si rivela più adatta. Questo non solo per ragioni di tecnica, ma anche per la sua capacità di escludere compensi posturali legati a carichi troppo elevati.

Infatti, pur comportando l’utilizzo di carichi leggermente inferiori, lo squat frontale mantiene livelli di attivazione muscolare equivalenti al back squat. È quindi una scelta valida quando si desidera stimolare la muscolatura in modo efficace ma più controllato.

Perché il bilanciere davanti migliora la qualità del movimento

Spesso chi esegue il back squat è tentato di aumentare il carico troppo presto, sacrificando la qualità dell’esecuzione. Questo porta facilmente a inclinazioni del busto e a modificazioni nella direzione delle forze, che generano stress articolari e forze di taglio indesiderate su colonna, anche e ginocchia.

Nel front squat questo tipo di errore viene penalizzato automaticamente: l’inclinazione eccessiva del busto comporta la perdita del bilanciere. Questo vincolo naturale impedisce cheating posturali, inducendo una maggiore attenzione alla tecnica e all’equilibrio.

Biomeccanica e carichi articolari: cosa ci dice la ricerca

Una ricerca pubblicata sul Journal of Strength and Conditioning Research (Gullett et al., 2009) ha evidenziato come il front squat riduca significativamente i carichi compressivi sulla zona lombare, mantenendo nel contempo un’elevata attivazione dei quadricipiti.

Questo lo rende particolarmente indicato per:


  • atleti con vulnerabilità alla schiena bassa;



  • sportivi che necessitano di postura verticale (nuoto, sci, basket);



  • persone con limitazioni articolari o scarsa mobilità.


Inoltre, la biomeccanica dello squat frontale favorisce l’allineamento tra ginocchio e piede, riducendo il rischio di stress articolare.

Quanto bisogna scendere nello squat?

Il dibattito sull’accosciata profonda è sempre acceso. Nella pratica, costringere un atleta a scendere “più del dovuto” non è sempre la scelta giusta. Meglio invece lavorare sul miglioramento della tecnica, osservare l’evoluzione naturale dell’escursione articolare e favorire un range di movimento ottimale nel tempo.

Quando la percezione del gesto migliora, spesso sono gli stessi atleti a cercare spontaneamente un’accosciata più ampia, perché si rendono conto di:


  • una maggiore attivazione muscolare,



  • un aumento del carico prodotto,



  • un controllo superiore del gesto.


Sostenere che scendere oltre il parallelo sia pericoloso per le ginocchia è un’affermazione non supportata dalla letteratura. Le forze di taglio tendono ad aumentare fermandosi proprio al parallelo, mentre la discesa completa segue meglio la fisiologia articolare.

Conclusioni: il front squat è uno strumento da integrare

Integrare lo squat frontale nella programmazione non è solo una scelta tecnica, ma una strategia preventiva e formativa. Può essere inserito con profitto sia nella preparazione atletica avanzata che nei protocolli per lo sviluppo della forza generale.

Per i Personal Trainer, si tratta di un esercizio chiave da conoscere a fondo, anche in ottica educativa. Insegna il controllo, migliora la propriocezione e contribuisce a sviluppare forza in modo sostenibile. È fondamentale però che l’esecuzione venga curata nel dettaglio, e che l’atleta venga stimolato a perseguire un’accosciata ampia e stabile, con gradualità e attenzione tecnica.

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