Riforma dello Sport 2025: perché i Personal Trainer non possono più ignorarla
14 Luglio 2025

Il 2025 non ha portato nuovi interventi legislativi sulla Riforma dello Sport. Ma questo non significa che nulla sia cambiato. Anzi. Secondo l’avvocato Giancarlo Esposti, è proprio ora il momento di comprenderne appieno le implicazioni.
«La Riforma dello Sport non può diventare, come sembra, lettera morta» afferma Esposti. Eppure, molti Personal Trainer non hanno ancora pienamente recepito cosa sia successo con il Decreto Legislativo n. 36/2021, in particolare con l’articolo 42, e con la modifica all’articolo 33 della Costituzione. Queste due disposizioni, una normativa e una costituzionale, hanno definito una cornice precisa: l’attività sportiva è riconosciuta come elemento di valore educativo e sociale, e la figura dell’istruttore sportivo (Personal Trainer incluso) ha finalmente un riconoscimento giuridico e tecnico.
Ma a questo riconoscimento corrisponde, inevitabilmente, anche una nuova responsabilità.
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Una figura che esce dall’ombra: l’articolo 42 e il ruolo di “specifica disciplina”
Con l’art. 42 del D.lgs. 36/2021, il legislatore ha stabilito che l’istruttore di palestra è una figura con una propria “specifica disciplina”. Non è più un operatore “di fatto” o un generico tecnico del movimento, ma un professionista con identità giuridica, riconosciuto all’interno di un sistema normativo.
Questo significa due cose:
- visibilità istituzionale (non è più una figura “fantasma”);
- responsabilità giuridica per le conseguenze delle proprie azioni.
Come spiega l’avvocato Esposti: «Queste figure non sono più invisibili. La Riforma ha dato loro rilievo, ma anche il dovere di rappresentare una professionalità competente. Chi lavora male o in modo improvvisato può arrecare danni. Si pensi, ad esempio, alla riabilitazione di un anziano: un esercizio sbagliato può compromettere la sua autonomia».
L’articolo 33 della Costituzione e il valore sociale dell’attività sportiva
Alla base di questo cambiamento c’è anche il nuovo articolo 33 della Costituzione, che riconosce l’attività sportiva «in tutte le sue forme» come componente del benessere psicofisico individuale e collettivo. Un principio che va letto come un mandato implicito: chi opera in questo settore non è solo un erogatore di prestazioni, ma un promotore di salute.
Allenamento, motivazione, educazione, prevenzione: il Personal Trainer lavora oggi in una dimensione sociale. E deve farsi carico del suo ruolo con consapevolezza, perché il quadro normativo lo sostiene, ma lo vincola anche a degli obblighi concreti.
Nuove responsabilità e nuove competenze
La figura del Personal Trainer si è evoluta e non può più essere confinata a una logica esclusivamente tecnica. L’istruttore è oggi un riferimento per il benessere a 360 gradi: fisico, psicologico, sociale.
Ecco perché il suo intervento va oltre la programmazione dell’allenamento. Deve:
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promuovere stili di vita sani, integrando conoscenze su riposo, stress e alimentazione;
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riconoscere segnali di disagio fisico o psicosociale nei clienti;
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costruire ambienti inclusivi, motivanti e sicuri;
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aggiornarsi costantemente sulle pratiche più efficaci e sicure;
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rispettare le normative, compresa quella sulla protezione dei dati personali.
Su quest’ultimo punto, l’avvocato Esposti lancia un allarme: «L’uso sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale e delle app rischia di far perdere di vista la tutela dei dati sensibili. I Personal Trainer devono sapere che i dati sulla salute dei clienti sono informazioni protette dalla legge sulla privacy. Trattarli senza cautela espone a responsabilità legali».
Un ruolo nella salute pubblica: prevenzione e inclusione
Allenarsi in palestra non è più solo una questione estetica. Il Personal Trainer è oggi un attore rilevante nella prevenzione delle patologie croniche legate alla sedentarietà: obesità, ipertensione, diabete, fragilità ossea e sarcopenia.
Ma non solo. L’attività motoria migliora anche il benessere mentale: riduce lo stress, migliora l’umore, stimola l’autostima e può sostenere il recupero in situazioni di ansia o depressione.
Le palestre, inoltre, sono spazi di socializzazione, dove si può combattere l’isolamento e promuovere l’inclusività. Questo è ancora più vero nei programmi rivolti a donne, anziani o persone con disabilità.
Riforma dello Sport: nel 2025 servono competenze tecniche e far fronte a specifici obblighi professionali
Il riconoscimento della figura non è simbolico: comporta obblighi professionali precisi, tra cui:
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supervisione tecnica: garantire la corretta esecuzione degli esercizi ed evitare infortuni;
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sicurezza e primo soccorso: saper intervenire in caso di emergenza;
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motivazione e aderenza al percorso: sostenere le persone nei momenti critici;
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formazione continua: aggiornarsi su scienza dell’esercizio, nuove tecnologie, norme di sicurezza.
Come ricorda Esposti: «La consapevolezza del proprio ruolo nella prevenzione e nella salute implica il dovere di formarsi. Il mercato non può essere lasciato all’improvvisazione: il rischio è compromettere l’integrità dei clienti».
Una professione riconosciuta, ma da presidiare
Oggi non servono nuove leggi. Serve, invece, una nuova mentalità.
La Riforma dello Sport è già in vigore e ha già tracciato un nuovo profilo per chi lavora nel fitness nel 2025 e negli anni a venire. Sta ai Personal Trainer dimostrare di essere all’altezza: con competenza, etica, aggiornamento e responsabilità.